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Promuovere la pace, il Consiglio nazionale del CNCA in dialogo con don Mattia Ferrari di Mediterranea

Si è svolto a Foligno, ieri e oggi, il Consiglio nazionale del CNCA, che è stato anche un importante momento di confronto e riflessione sul tema della pace, arricchito da un significativo incontro con don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans.

La conversazione con don Mattia ha rappresentato un momento centrale della discussione, offrendo spunti profondi e testimonianze dirette dall’esperienza di Mediterranea nel Mediterraneo.

Il primato della vita e la missione della solidarietà

Don Mattia ha sottolineato con forza come il diritto alla vita debba essere la priorità assoluta in ogni azione umanitaria. Le missioni in mare, ha spiegato, rivelano un bisogno che va oltre la salvezza fisica, toccando le dimensioni spirituali, psicologiche ed esistenziali delle persone. In particolare, ha evidenziato come la società individualista e orientata alla performance generi una profonda sofferenza mentale, soprattutto tra i giovani, che spesso trovano nelle relazioni autentiche con i migranti una liberazione dagli schemi opprimenti. “Incontrare i migranti come persone,” ha affermato don Mattia, “non come numeri o problemi, ha restituito loro il senso più autentico della vita. È in questa relazione vera e libera che riscopriamo il valore della fraternità, della condivisione e dell’essere umani.”

L’importanza delle reti e delle alleanze collettive

Un altro punto cruciale emerso dalla discussione, anche grazie agli spunti offerti da don Mattia, è il ruolo fondamentale delle organizzazioni collettive, delle reti e delle alleanze per affrontare le complessità del mondo e le ingiustizie. La solitudine, soprattutto per i giovani, è paralizzante, “insieme invece si può fare tutto: si può resistere, creare, cambiare.” È stata sottolineata la necessità di superare le divisioni interne e di costruire ponti tra i diversi piani – sociale, politico, culturale ed economico – per un’azione integrata che miri a trasformare le cause profonde dell’esclusione e della sofferenza.

La criminalizzazione della solidarietà e l’attacco a Mediterranea

Don Mattia ha portato all’attenzione del Consiglio nazionale il preoccupante fenomeno della criminalizzazione della solidarietà, di cui Mediterranea è stata vittima. Attacchi politici, mediatici e giudiziari, culminati con la scoperta di attività di sorveglianza, mirano a insinuare il sospetto su chi aiuta gli altri. “La solidarietà oggi viene trattata come un’anomalia, e talvolta come una minaccia,” ha denunciato don Mattia, ribadendo l’importanza di riaffermare con forza che “la solidarietà è il cuore di una società giusta.”

Il confronto nel Consiglio nazionale

I lavori del Consiglio nazionale hanno portato a una discussione importante su come le riflessioni e le testimonianze condivise possano tradursi in azioni concrete per la promozione della pace a diversi livelli. Si è riconosciuta la necessità di organizzare la speranza, andando oltre la semplice reazione alle ingiustizie e costruendo visioni alternative collettive. È emersa la volontà di uscire dal gioco delle etichette e di concentrarsi su azioni concrete, portando le riflessioni del terzo settore a diventare senso comune e rendendo le battaglie per la pace riconoscibili e condivisibili.

La politica miope attuale, concentrata sul breve termine, è stata contrapposta alla necessità di uno sguardo lungo, capace di costruire futuro e di affrontare le emergenze reali come il cambiamento climatico, i conflitti e le migrazioni. Sono state evidenziate le contraddizioni che gli operatori del settore vivono quotidianamente, come nel caso dell’espulsione dai centri di accoglienza di persone che ottengono protezione, e la pressione crescente sui giovani. Da qui l’urgenza di allargare il lavoro di rete, un “noi” più largo che non lasci indietro nessuno, dove la pace diventi pratica quotidiana.

Il Consiglio nazionale ha ribadito l’importanza di ripartire da sé, senza perdere il senso originario dell’impegno sociale, e di superare il rischio dell’individualismo organizzativo per costruire un protagonismo collettivo, interno ed esterno alle organizzazioni. L’obiettivo è quello di costruire sistemi politici territoriali basati su una visione condivisa, che vedano il terzo settore come soggetto politico attivo.

La discussione si è conclusa con una forte riflessione sulla dignità, il riconoscimento e la disobbedienza civile come elementi chiave per un cambiamento reale. La domanda che ha attraversato i lavori è stata: “Che voce abbiamo perso per sopravvivere? Quanta parte del nostro potere usiamo per dare riconoscimento, per includere, per trasformare?”

Il Consiglio nazionale ha riconosciuto la necessità di costruire relazioni in tempi di solitudine organizzata, dove la pace non sia solo assenza di guerra, ma una forma collettiva di cura. L’incontro con don Mattia ha offerto un prezioso contributo per definire una nuova idea di pace e per individuare le azioni concrete da intraprendere, a partire dalla costruzione di spazi di cura e di ascolto, fino alla promozione di una cultura di accoglienza e di solidarietà.

Consiglio nazionale CNCA

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