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Dati azzardo 2024: chi lucra sulla collettività?

Comunicato stampa

Dati azzardo 2024: chi lucra sulla collettività?
Mettere da parte i sensazionalismi e affrontare il fenomeno in modo strutturale
Nuovo record nella raccolta, entrate erariali al palo, esplosione del gioco online.
A perdere sempre sono i cittadini, specie quelli più vulnerabili

21 maggio 2025

Rien ne va plus. Finalmente, date le abituali difficoltà ad avere i dati da parte delle istituzioni preposte, abbiamo avuto la conferma che, anche nel 2024, il gioco d’azzardo ha segnato un nuovo record: oltre 157 miliardi di euro di raccolta, quasi 10 miliardi in più rispetto al 2023.

I dati, per loro natura, permettono analisi oggettive che anche per il 2024 confutano molte delle tesi e delle rassicurazioni provenienti da fornitori, concessionari e gestori dell’azzardo made in Italy. Prima di tutto l’allarme sulla possibile crisi del settore e, dunque, sui posti di lavoro a rischio: il gioco d’azzardo fisico (cioè in esercizi commerciali come bar, tabacchi e sale bingo) va a gonfie vele, gli addetti che vi lavorano possono non preoccuparsi per la propria occupazione.

In secondo luogo, sull’argomento che lo stato ci guadagnerebbe parecchio dalla diffusione del gioco d’azzardo grazie alle entrate erariali, forse bisognerebbe notare che, ormai da diversi anni, l’incremento delle entrate per l’erario resta quasi al palo mentre la raccolta segna sempre nuovi picchi. Lo stato italiano, nel 2018, incamerava 10,2 miliardi di euro dal settore azzardo a fronte di 106 miliardi di raccolta; sei anni dopo (2024) la raccolta aumenta di circa il 50% (157 miliardi, come detto), mentre nelle casse dell’erario entrano solo 1,3 miliardi di euro in più. È evidente chi si sta arricchendo, a spese della collettività: le concessionarie dell’azzardo, sempre più costituite da multinazionali d’oltreoceano, perlopiù con attribuzioni in deroga da anni, senza nemmeno  i fastidi e i costi di nuove gare. Guardando le cose dal punto di vista delle istituzioni, che avrebbero l’obbligo di difendere la salute dei cittadini, ci sarebbero poi da conteggiare i tanti costi sanitari, economici e sociali che una diffusione massiccia dell’azzardo comporta: lo stato da una parte riceve, ma dall’altra deve spendere.

È opportuno ricordare che anche il gioco d’azzardo online, che contribuisce in modo assai meno significativo alle entrate fiscali, è certamente in crescita, pur non avendo dati certi: i conti gioco in Italia sono passati da 9milioni e 600 mila circa nel 2019 a 15 milioni e 200 mila circa nel 2023 (1 conto online ogni 4 cittadini, minorenni e centenari compresi), con la costituzione oltretutto di uno pseudo settore bancario parallelo fuori da ogni controllo rispetto a questioni ignorate (in primis l’accessibilità dell’azzardo ai minorenni).

Un panorama che andrebbe definito tenendo presente che l’azzardo colpisce in modo particolare persone in povertà assoluta o relativa oltre che studenti, minorenni e popolazione giovanile, soprattutto rispetto a tematiche legate a mondo digitale, utilizzo del web, gaming e nuove dipendenze.

Come CNCA auspichiamo che l’analisi e le riflessioni sui dati dell’azzardo 2024 non siano soltanto l’ennesima occasione di denuncia e attribuzione di responsabilità, ma un serio e concertato momento di valutazione globale del fenomeno e della sua regolamentazione, partendo dall’attenzione alle fasce più deboli della popolazione e dalla protezione dei soggetti a rischio. Serve urgentemente una legge per regolamentare il settore, riducendo l’offerta, e ricostituire un organismo che abbia come sua prima finalità la difesa della salute dei cittadini, come era l’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave presso il ministero della Salute, smantellato dal governo in carica per creare una struttura presso il ministero dell’Economia, che certo non avrà come suo primo interesse la riduzione dei costi sanitari, economici e sociali creati dal dilagare dell’azzardo. L’esecutivo ha pensato bene anche di ridimensionare notevolmente il finanziamento per i progetti regionali di prevenzione del disturbo da gioco d’azzardo, non valutati né confrontati per far emergere le buone prassi. Il fondo regionale di 50 milioni di euro “per la prevenzione e cura della ludopatia”, infatti, è stato abrogato a partire dal 2025 per istituire un più ampio Fondo per le dipendenze patologiche (di tutti i tipi), ripartito tra le Regioni sulla base di criteri determinati con decreto del ministro della Salute, che non garantirà più un investimento certo annuale alla lotta alla dipendenza da azzardo.

Abbiamo assistito all’alternanza di diverse maggioranze a sostegno dei governi che si sono succeduti, notando come – a eccezione di singoli esponenti – il tema azzardo sia stato un tema politico di critica e contrapposizione che non si è, però, mai tradotto in concrete proposte di piani strutturali di regolamentazione: il fenomeno è enorme, le ripercussioni sociali incalcolate e minimizzate. Occorre, subito, un cambiamento radicale nella gestione di questa vera e propria pandemia che continua a contagiare un’ampia fetta della comunità.

Info
Mariano Bottaccio – Responsabile Ufficio stampa e comunicazione
Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti (CNCA)
cell. 329 2928070 – email: ufficio.stampa@cnca.it
www.cnca.it

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