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CNCA: “5 Sì ai referendum e sostegno al popolo palestinese”

Comunicato stampa

CNCA: “5 Sì ai referendum e sostegno al popolo palestinese”
La federazione, riunita a Trento per l’Assemblea nazionale,
si è interrogata sulla crisi ecologica e sugli intrecci tra guerra e crisi ambientale.
Solidarietà all’ong Mediterranea

6 giugno 2025

Il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti), riunito ieri e oggi a Trento in Assemblea nazionale, invita tutti i propri soci e i cittadini ad andare a votare l’8 e il 9 giugno e a scegliere il Sì per tutti e cinque i referendum. “Riteniamo che sia una scelta necessaria per avere un paese più aperto, giusto e solidale”, dichiara Caterina Pozzi, presidente del CNCA. “In particolare, garantire il diritto alla cittadinanza, in un tempo congruo, ai ragazzi di origine straniera nati in Italia o arrivati nel nostro paese nei primissimi anni di vita è non solo una questione di giustizia, ma anche di inclusione e coesione sociale. Per queste ragioni ci siamo impegnati nella raccolta delle firme a sostegno del referendum cittadinanza e, in tutti questi mesi di campagna referendaria, abbiamo appoggiato con costanza l’azione del comitato promotore e l’iniziativa della Carovana per la Cittadinanza.”

La federazione invita anche a partecipare a tutte le manifestazioni in favore della pace in Palestina. Il livello di violenza e di devastazione che sta subendo il popolo palestinese non ha, da tempo, alcuna giustificazione anche per chi crede che si possa rispondere alla violenza con una violenza proporzionale all’attacco subito. “Il governo israeliano non sta agendo per liberare gli ostaggi,” afferma la presidente del CNCA, “ma per eliminare i palestinesi dalla striscia di Gaza, usando tutte le armi a sua disposizione compreso affamare i sopravvissuti. Occorre fermare immediatamente i massacri e i crimini di guerra di cui si continua a macchiare il governo Netanyahu – con un cessate il fuoco permanente –, assicurare subito alla popolazione palestinese aiuti umanitari e cibo in quantità adeguate, riprendere i negoziati di pace che devono portare, finalmente, alla creazione di uno stato palestinese.”

Il CNCA esprime, poi, la propria vicinanza alla ong Mediterranea, che vede sei suoi esponenti rinviati a giudizio con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È la prima volta in Italia, ma l’azione di forze congiunte per screditare e, se possibile, mettere sotto processo persone e organizzazioni che salvano vite in mare – un principio elementare di umanità – è un fatto acquisito, non solo nel nostro paese, da diversi anni. Una conseguenza del fatto che le classi dirigenti europee –­ chi per pavidità, chi per xenofobia – dinanzi a una questione gigantesca come quella migratoria, hanno pensato bene di bypassare il problema cercando di tenere i migranti il più possibile lontano dai nostri territori, anche a costo di macchiarsi, direttamente o tramite terzi, di azioni moralmente e politicamente indegne, come lasciare morire esseri umani in mare.

L’Assemblea – intitolata “Terra. Più lentə, più profondə, più dolci. Custodire per anticipare un mondo migliore per tutti gli esseri viventi” e iniziata proprio nel giorno in cui si è celebrata la Giornata mondiale dell’Ambiente – si è interrogata sulla crisi ecologica come crisi sistemica, intreccio di ingiustizie, disuguaglianze, perdita di senso, sui nessi che uniscono le guerre tra gli esseri umani alla guerra all’ambiente, due facce di uno stesso modello di sviluppo estrattivo che divora risorse, alimenta conflitti, moltiplica le ingiustizie, un sistema che ha smarrito il senso del limite e il valore della convivenza. “Nel nostro agire quotidiano,” nota Pozzi, “proviamo a tenere assieme ciò che spesso viene tenuto separato: territori, persone, ambiente. Non si tratta solo di unire ambiti diversi, ma di ricostruire un tessuto comune capace di dare senso e forza collettiva alle trasformazioni in atto: senza intrecciare profondamente queste diverse dimensioni della vita – umane e della natura –, la transizione ecologica resterà parziale e disincarnata. Una questione cruciale, soprattutto per noi, sarà accompagnare le popolazioni più fragili, quelle più esposte agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e alla povertà energetica, che comporta la difficoltà, o l’impossibilità, di accedere a un’energia sicura, sostenibile, continuativa. Non è solo una questione tecnica o infrastrutturale: è una questione di giustizia, di diritti, di dignità. È questo il lavoro, politico e sociale, che dobbiamo fare.”

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