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Azzardo, è nuovo record. Don Zappolini: politica è colpevole

Intervista del portavoce di Mettiamoci in gioco e presidente del CNCA oggi a Radio Vaticana

Nuove cifre da record sul gioco d’azzardo in Italia: considerando anche la crisi economica, sale dell’8% la quantità totale di denaro impiegato nelle scommesse, che si attesta a 95 miliardi di euro. Con una quantità di tasse incassate dallo Stato pari a 18,5 mld, più 24% rispetto al 2015. Francesco Gnagni ha sentito Don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale Comunità di accoglienza e portavoce della Campagna contro il gioco d’azzardo “Mettiamoci in gioco”:

R. – Sono estremamente preoccupanti; sono dati che fanno vedere davvero quale sia la linea del governo. A parte le dichiarazioni, vicinanze, sensibilità… però poi di fatto non si incide nella sostanza del problema: le fasce più deboli sono quelle che più sono colpite da questo fenomeno, le macchinette, sia le slot che le Vlt, sono quelle che portano più del 5% delle entrate… C’è un sistema sempre più diffuso sulle spalle della vita delle persone; questa è una cosa sempre più inaccettabile.

D. – Le istituzioni non fanno che restare in silenzio su questo tema. Per esempio, per quanto riguarda la riduzione delle slot machine, anche nel 2016 non c’è stata traccia e pare che anche nel prossimo decreto Milleproroghe non si farà nulla. Questo problema verrà eluso. Perché secondo lei?

R. – Viene eluso intanto perché ci sono grandi interessi dietro; se il 51% delle persone ha giocato i soldi nelle slot o nelle Vlt la riduzione delle slot in realtà è anche un po’ un bluff perché di fatto le Vlt sono quelle molto più aggressive che producono incassi di denaro maggiori; quindi tolgono quelle dove si giocano le monete e si mettono quelle dove si giocano le banconote. Sarebbe positivo – noi abbiamo apprezzato questo proposito, ma anche qui, proposito che non si è realizzato – limitare questa diffusione ormai universale, quindi togliere le macchinette dai piccoli negozi, dalle ricevitorie, dagli uffici postali, dai supermercati, dalle stazioni, … Quindi, intanto dedicarle in sale più limitate. Però la sostanza non è incidere sull’offerta; la sostanza è incidere sulla domanda. È una politica che fa buoni propositi; intanto ci danno qualche persona vicina che dà testimonianza di sensibilità e fanno provvedimenti spot che non toccano la quesitone del problema e continuano a fare soldi sulle povere persone. Questo è politicamente inaccettabile e qualcuno dovrà rendere conto a livello politico di questo prima o poi.

D. – Cosa spinge giovani anziani padri di famiglie a dilapidare stipendi nell’azzardo fino al punto di diventarne dipendenti? Quali e dove sono le cause? L’unico modo per fermare questa dipendenza secondo lei è il divieto imposto per legge oppure ci sono anche altre soluzioni come stare vicino a queste persone, ai loro problemi?

R. – Intanto si gioca come fenomeno culturale, quindi è chiaro che va fatta una Campagna a lungo termine sul modello di vita, sulla società e sul rapporto con il denaro. Quindi bisogna togliere questa idea della fortuna come la soluzione dei problemi. Nel caso specifico delle fasce economicamente più deboli c’è l’aggressione pubblicitaria colpevole di diffondere messaggi sul vincere facile; questo colpisce fasce più precarie a livello economico. Questa è la cosa sbagliata: dare messaggi volutamente sbagliati a fasce deboli della popolazione che sono quelle che dovrebbero essere maggiormente tutelate. Penso che il divieto assoluto di pubblicità non sia la soluzione che risolve tutto, però sicuramente sarebbe un passo in avanti. Poi è chiaro che c’è bisogno di un grosso intervento educativo e culturale.

CNCA

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