

Oggi ci ha lasciato Lucio Babolin, che è stato presidente del CNCA per due mandati, dal 2002 al 2011. I funerali avranno luogo sabato 20 dicembre alle ore 15.00, nella chiesa parrocchiale di Tencarola (Pd). Chi vuole può inviare un saluto a Lucio all’indirizzo email ufficio.stampa@cnca.it; lo pubblicheremo in questa pagina.
“Chi nega i diritti cancella le persone, e noi rivendichiamo il diritto delle persone ad avere la garanzia del benessere in questo Paese.”
Comincia così uno dei tanti discorsi di Lucio.
Lucio ha camminato con noi partendo proprio da questa convinzione profonda: che senza diritti non c’è dignità, e senza dignità le persone diventano invisibili.
Ha camminato con noi e per noi in mille modi e in mille luoghi diversi, scegliendo ogni giorno di stare dalla parte di chi faceva più fatica.
Ha camminato nelle comunità, nelle famiglie, nei territori, nelle istituzioni, portando una visione dell’accoglienza che non era solo un’idea, ma una pratica quotidiana.
Nel suo impegno ha sempre tenuto insieme la vita concreta delle comunità, il lavoro educativo quotidiano e la necessità di un confronto pubblico e politico sulle scelte che riguardano i diritti, la giustizia sociale, il welfare. Sotto la sua guida il CNCA ha rafforzato il proprio ruolo di soggetto collettivo capace di parola critica, di proposta e di alleanza con i territori.
Lucio ha creduto in un CNCA radicato nelle pratiche, ma mai chiuso in sé stesso; capace di leggere i cambiamenti della società, di difendere le persone più fragili e di richiamare le istituzioni alle proprie responsabilità. Ha promosso una visione dell’accoglienza come bene comune e impegno quotidiano.
Una politica diversa, la sua: una politica che nasceva dall’agire, dal prendersi cura, dal camminare accanto alle persone.
Lucio ha camminato per noi lasciando un segno profondo nelle persone che ha incontrato, nelle esperienze che ha contribuito a costruire, nelle scelte che ancora oggi continuano a parlare di lui.
Lo sentiamo nei passi che continuiamo a fare, nelle parole che difendono i diritti, nelle mani che scelgono ancora di accogliere.
Lucio ha camminato con noi.
Ora il compito che ci lascia è quello di continuare quel cammino, con lo stesso sguardo attento alle persone, con la stessa voce ferma nel difendere ciò che conta davvero. Sta nella scelta, oggi forse più di ieri, di non arretrare di fronte alle disuguaglianze, di continuare a dare voce a chi non ce l’ha in maniera convinta e radicale. Proseguire il suo cammino significa difendere l’accoglienza come diritto, il welfare come bene comune, la pace come presenza di giustizia.
Il lascito di Lucio non è solo memoria, ma responsabilità.
Un tenero abbraccio a Berta e alle figlie, a Gigi, Silvia, Massimo e a tutta Maranathà.
Ciao Lucio, grazie
Caterina Pozzi, presidente del CNCA
Qui sotto il saluto di alcuni dirigenti o ex dirigenti del CNCA
Luigi Ciotti
Ho salutato Lucio Babolin per l’ultima una quindicina di giorni fa, nell’hospice dov’era ricoverato, e mi porto dentro il sorriso che gli ha attraversato il volto nel riconoscermi. In quel breve incontro senza parole si sono rinnovati l’affetto e la consapevolezza del cammino percorso insieme, nell’impegno parallelo e condiviso per i diritti delle persone sofferenti.
Quando la sofferenza ha colpito lui stesso, Lucio l’ha affrontata con dignità e coraggio. Era una persona dai sentimenti puri, di grande umiltà e generosità: quelli che si mettono al servizio degli obbiettivi comuni senza cercare un protagonismo proprio. Un uomo di poche certezze e tanti, sanissimi, dubbi.
Ha guidato il CNCA in un tempo particolarmente difficile, quando l’impegno sociale veniva messo in discussione nei suoi fondamenti, accusato di ingenuità e “buonismo”. Ha denunciato l’uso perverso di concetti come sicurezza, identità, produttività o merito per giustificare l’erosione del welfare e dei diritti umani, e degradare le persone da fine a mezzo di un sistema economico ingiusto. Ha lottato per riaffermare quei diritti, e rilanciare la funzione anche politica di un Terzo settore che, se perde la sua vocazione al cambiamento sociale, perde la sua anima più autentica.
Oggi, in un tempo altrettanto denso di minacce e preoccupazioni, ci lascia in eredità la limpidezza del suo sguardo e la responsabilità nell’agire. Responsabilità verso chi è solo e schiacciato dalle ingiustizie, ma responsabilità anche verso i compagni di strada nell’impegno per la giustizia, coi quali ci ha insegnato a coltivare un dialogo sincero, depurato dai personalismi.
Quindici anni fa, nel congedarsi dal ruolo di Presidente del CNCA, aveva citato un passaggio dello scrittore Saramago, che oggi risuona alla nostra coscienza: “La fine del viaggio è solo l’inizio di un altro. È necessario tornare sui passi già fatti, per ripeterli e tracciarvi accanto nuovi cammini”. È proprio così, caro Lucio: oggi inizia per te un viaggio nuovo, nel quale non possiamo accompagnarti, ma dal quale speriamo che tu possa invece continuare a vederci e incoraggiarci in altra forma. Noi ti promettiamo di tornare sui passi fatti insieme, interrogarci sulle mete raggiunte, essere pronti a ritracciare quei percorsi per renderli più efficaci nell’oggi, più capaci di raggiungere chi ha bisogno.
Un abbraccio a tutta la tua famiglia, ai tuoi collaboratori e collaboratrici, a chi proseguirà il tuo impegno e terrà viva la tua memoria.
Armando Zappolini
La notizia della morte di Lucio apre un vuoto grande nel mio cuore e in quello di tutta la grande famiglia del CNCA. Ho avuto l’opportunità di accompagnarlo e di sostenerlo negli anni della sua presidenza e di condividerne il percorso. La sua storia personale, gli impegni sociali, ne hanno fatto un riferimento importante per tanti di noi. Le persone passano e lasciano una strada da continuare a percorrere. Un abbraccio forte a Berta e alle figlie, a Gigi e a tutta la grande famiglia di Maranathà… in loro Lucio continua a vivere e a offrire strade di dignità e di bellezza a tanti ragazzi.
Marina Galati
A Lucio,
agli anni trascorsi insieme per dare vita al CNCA e alle tante storie che hanno accompagnato il nostro impegno, in Italia e oltre i suoi confini.
Conservo un ricordo particolarmente vivo del viaggio in Ecuador, quando con un pulmino attraversammo il paese da Guayaquil a Quito. In quelle lunghe ore di strada, salendo verso le Ande, ci fermammo in diversi luoghi dove tu ci apristi le porte delle tue relazioni: gruppi, comunità, persone con cui da tempo coltivavi legami di amicizia e solidarietà.
In quel viaggio abbiamo sognato insieme un CNCA internazionale, una rete di pace e di solidarietà capace di parlare al mondo.
Oggi quel sogno, e il cammino condiviso, restano come un’eredità preziosa della tua presenza.
Teresa Marzocchi
Lucio… saper tener aperta la strada dopo i ‘grandi’…
Capo… ma con le braccia aperte
Determinato… ma prendendoti per mano
Ruvido… ma di una dolcezza strabordante
La testa e il cuore nelle tue parole, nella tua penna e nel tuo sorriso.

