Don Armando Zappolini, presidente del CNCA, lo ricorda a un anno dalla morte
“Coltivavo nel cuore un desiderio: essere amico di coloro che non hanno amici.” Così don Dante Clauser dichiarava quella che è stata la missione della sua vita. Domani, 11 febbraio, trascorre un anno dalla sua morte.
Figlio di un geometra dipendente pubblico e di una maestra elementare, fu ordinato sacerdote nel 1947. Dopo una breve esperienza come cappellano a Calavino, nel 1948 fu mandato a Levico a dirigere la Piccola Opera Divina Misericordia, orfanotrofio e centro di accoglienza per ragazzi in difficoltà.
Fu poi inviato a Bolzano, dove fondò la Casa del Fanciullo, ai margini dell’ex campo di concentramento di Via Resia. Nominato curato a Vignola-Falesina, poi parroco a Vezzano dal 1957, fu assistente nazionale dell’ASCI (Associazione Scouts Cattolici Italiani).
Nel 1964 divenne parroco della centrale Parrocchia di S. Pietro a Trento; fu tra i protagonisti dello sviluppo neo-conciliare a Trento, nel periodo del Sessantotto; operò per la revisione della devozione a “san” Simonino.
Dopo un’esperienza come “prete di strada” a Torino, nel 1977 fondò il Punto d’incontro, casa di accoglienza con laboratorio nel centro di Trento per italiani e stranieri senza fissa dimora; per la sua opera a fianco dei poveri e degli emarginati era chiamato “il prete degli ultimi”.
Nel 1982 fu tra i fondatori (con Luigi Ciotti, Vinicio Albanesi, Angelo Cupini, Andrea Gallo, Emmanuel Marie, Franco Munterubbianesi, Mario Vatta) del CNCA.
“A un anno dalla scomparsa di don Dante”, dichiara don Armando Zappolini, presidente del CNCA, “rimane il vuoto della perdita, certo, ma anche la convinzione che la sua storia deve restare viva in ciò che facciamo, nella nostra rabbia e nei nostri desideri. E’ un impegno a cui non intendiamo venir meno. In questa ricorrenza, poi, vogliamo esprimere la vicinanza del CNCA agli operatori e ai volontari del Punto d’incontro, la cooperativa sociale che ha fondato e diretto per così tanti anni.”