Grecia. Dietro i rastrellamenti di queste ore nei bordelli illegali, l’imposizione del test Hiv e la pubblicazione
delle fotografie e delle generalità delle persone trovate sieropositive, ci sono solo bassi interessi elettorali,
e non esigenze sanitarie che richiedono ben altro tipo di interventi
Como, 1 maggio 2012. La Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids denuncia i gravissimi fatti che in queste ore si stanno verificando in Grecia. Veri e propri rastrellamenti nelle strade e nei bordelli illegali, dove a giovani ragazze viene imposto il test Hiv, con il completo disprezzo delle indicazioni di tutte le agenzie internazionali, dei diritti umani e del semplice buonsenso, in nome di una malintesa tutela della salute pubblica.
Quello che è peggio, delle persone trovate positive al test vengono date in pasto ai media tutte le informazioni: fotografia, generalità, indirizzo dell’abitazione di residenza. Una gogna inaccettabile che non ha altra motivazione se non quella di guadagnare consensi in vista delle elezioni, che si terranno il prossimo 6 maggio. Giochetti elettorali condotti sulla pelle degli ultimi, che non hanno alcuna efficacia se non quella di mettere in pericolo l’incolumità delle lavoratrici del sesso.
La crisi economica che sta colpendo la Grecia è nota, come è noto che proprio tale crisi, con il taglio ai servizi sanitari e di welfare che porta con sé, e con l’espandersi del disagio non solo economico nella popolazione, sta provocando una ripresa delle infezioni da Hiv, come già documentato. Di fronte all’impossibilità di ottenere fondi dedicati, e di fronte all’inettitudine in materia di prevenzione che ha caratterizzato il governo greco negli anni scorsi, si preferisce scaricare ogni responsabilità su ragazze spesso sfruttate, se non schiavizzate (i bordelli illegali greci sono notoriamente fra i più violenti e pericolosi del mondo), e ora buttate in pasto a media e opinione pubblica.
Sono decisioni che non hanno precedenti, a livello governativo, in nessun Paese al mondo, decisioni irrazionali da ogni punto di vista, sociale e sanitario. Incarcerare le persone con Hiv e violarne dignità e personalità non solo è un atto violento, è anche inefficace, e controproducente. Ci aspettavamo che le fasce sociali più vulnerabili sarebbero state le prime a pagare la crisi, non solo in Grecia, ma ora si è sorpassato ogni limite. Repressione e individuazione di “nemici” non possono essere, in Grecia come altrove, risposte accettabili a una crisi economica che ha ben altre origini.
L’assurdità dell’iniziativa governativa greca (e la mancanza di efficaci politiche di prevenzione) è dimostrata anche dall’enorme quantità di telefonate ricevute dal Centro sanitario, ben 600, di uomini che hanno dichiarato di aver avuto rapporti senza preservativo con la prima delle ragazze di cui sono state pubblicate, due giorni fa, fotografia e generalità. Pubblicazione che purtroppo non è rimasta un caso isolato, e che si sta ora rivelando come essere solo l’inizio di un’operazione poliziesca ben più ampia, con un centinaio di persone controllate la scorsa notte.
Siamo in contatto con le associazioni greche, che stanno cercando di fermare questa follia e di tutelare le persone coinvolte, ci auguriamo che una mobilitazione internazionale possa aiutarli in queste azioni.
Valentina Avon | Ufficio Stampa LILA
email: avon.stampa@lila.it mobile: +39 348.0183527
LILA – Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids
Via Varesina 1 – 22100 Como
Tel: +39 031.268828 Fax: +39 031.303716
www.lila.it
Sulla questione è stato realizzato un appello internazionale, che potete visionare QUI.
Since the end of April 2012, sex workers in Greece are forced to be tested by the Centre for Disease Control and Prevention (KEEL).
According to Kathimerini news, the police uploaded photos of 12 sex workers onto their website www.hellenicpolice.gr. Those who are tested HIV positive are to face a prosecutor on charges of intentionally causing grievous bodily harm, a felony.
These practices are a violation of sex workers’ human rights, their right of freedom, privacy, and the confidentiality on their health condition. They are discriminatory and in complete contradiction with all international and EU treaties that Greece has ratified. They are archaic since they are only a new version of the Contagious Diseases Acts implemented during Victorian Britain.
They are also completely counterproductive in terms of HIV prevention and the opposite of all recommendations made in the fight against HIV.
The scapegoating of sex workers is not going to stop new infections, but only worsen the stigma and discriminations against sex workers and people living with HIV. The mandatory testing and the outing of sex workers living with HIV is only contributing to more distrust with medical institutions and sex workers avoiding access to medical care, when they should instead feel encouraged and respected. If sex workers ignore their status and avoid medical care, they won’t be able to access treatments which can improve their health and reduce the risk of new infection.
The new climate of paranoia and fear will only discourage people to get tested and to disclose their status. It will force sex workers living with HIV to hide and to accept unsafe sex to avoid suspicion, and it will encourage clients to ask for unprotected sex thinking that sex workers are tested for their own safety.
We demand:
– The immediate end of forced and mandatory testing
– The non-criminalisation and non-discrimination of sex workers and people living with HIV
– The respect of the right of privacy
– Access to free, anonymous HIV testing and on a voluntary basis
– Public campaigns for the prevention of HIV, its means of transmission, and against the stigmatisation of sex workers and people living with HIV
– The end of government cuts on health care and services in particular regarding HIV prevention, care and access to treatment.
Sex workers are not the problem, but part of the solution.