Dichiarazione di don Armando Zappolini, vicepresidente del CNCA, sulla manifestazione antirazzista del 17 ottobre
Il CNCA ha aderito alla manifestazione antirazzista indetta da un fronte molto ampio di organizzazioni del terzo settore, dei sindacati e dei partiti, che si terrà a Roma il 17 ottobre.
Qui sotto pubblichiamo la dichiarazione in merito di don Armando Zappolini, vicepresidente del CNCA, rilasciata all’agenzia di stampa “Redattore sociale” il 23 settembre.
“C’è un limite oltre il quale le trattative non riescono ad andare avanti e il livello di attenzione si alza per forza”. È questo il motivo per cui Armando Zappolini, vicepresidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca) scenderà in piazza, con tutte le altre associazioni, movimenti, sindacati e semplici cittadini per manifestare, il 17 ottobre, contro ogni forma di razzismo. “Aderiamo a questo evento per due motivi”, spiega Zappolini, questa mattina a Roma alla presentazione della manifestazione nazionale antirazzista. “Il primo è che rispecchia la nostra missione di presenza nei territori e nei servizi che si rivolgono alle persone”. È proprio sul territorio infatti, sottolinea don Armando “che si fa esperienza dell’altro non in modo anonimo, di persone dai lineamenti indefiniti, ma si incontrano storie, vite vissute, sofferenze. E questo – continua Zappolini – non può che indignarci profondamente, riempirci di rabbia contro una legge razzista come quella del pacchetto sicurezza”.
Da questa spinta nasce il desiderio di marciare per dimostrare la propria convinzione antirazzista. “C’è poi – continua il vicepresidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza – un secondo motivo che ci spinge a scendere in piazza e manifestare: i cristiani conoscono la Bibbia e cosa il Signore afferma circa l’amore per l’altro. È per questo che un cristiano non si può girare dall’altra parte davanti ad una legge così disumana”. In questo senso la Chiesa, sottolinea ancora Zappolini, “come istituzione sta dando ultimamente dei segnali ben precisi e noi, che come parroci siamo la fanteria della Chiesa ci sentiamo sollevati: quando i vescovi parlano e prendono posizione su temi come questi è come se bonificassero, ci danno la possibilità di parlare apertamente per condannare comportamenti e leggi razzisti”.