La chiusura della scuola milanese di via Quaranta giustifica le intolleranze e spezza le relazioni. Religioni e culture altre:
apriamo tavoli invece di chiudere scuole. Il CNCA organizza un convegno a Firenze il 12 ottobre sui diritti dei minori stranieri.
ROMA – Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) esprime la propria preoccupazione per come le istituzioni competenti stanno trattando la vicenda della scuola milanese di via Quaranta e ritiene necessario fare chiarezza circa il senso e gli obiettivi delle scelte politico-operative in questione, proprio per non creare confusioni o cadere in troppo facili e scontate strumentalizzazioni.
Ciò che ci sembra importante riaffermare è che la scelta dell’integrazione richiede la paziente, costante, irrinunciabile costruzione di percorsi ed opportunità di confronto, di dialogo, di relazioni di prossimità tra le persone e le istituzioni, proprio a partire dalla consapevolezza che, diversamente, l’inevitabile risultato è la costruzione di steccati, di barriere, di “lontananze”, di incomprensioni e dunque di radicalizzazione delle diverse posizioni, divenute “bandiera” o “scudo”.
La scelta culturale e politica dell’integrazione richiede dunque il rispetto delle diverse identità, la creazione delle condizioni perché tali identità plurime abbiano “pari cittadinanza” e la capacità – la voglia – di costruire nel quotidiano opportunità di incontro, di scambio, di prossimità e di contrastare ciò che impedisce tale processo.
Ora, la vicenda della scuola di via Quaranta non può essere spiegata semplicemente con problemi di “inidoneità sanitaria”, così come non può essere superficialmente intesa come “puro fenomeno di integralismo religioso-culturale”, e neppure – paradossalmente – di “apertura e disponibilità da parte della scuola pubblica”.
Certamente ci sembra prioritario sostenere, implementare, allargare i livelli di integrazione, di scambio, di relazioni, di sostegno alle identità plurime nella scuola pubblica quale scuola di tutti, per tutti e dunque capace di creare appartenenza ed identità nelle diversità e nella reciprocità.
Tutto ciò interroga però fortemente la reale esperienza condotta, richiede il coraggio di fare un’analisi seria, sincera circa i limiti, le difficoltà, le negazioni, le umiliazioni che spesso il percorso di integrazione ha incontrato, proprio nella scuola pubblica e proprio nei confronti di quei bimbi, e di quelle famiglie, che adesso diciamo di “essere pronti ad accogliere”, tre qui tre là, come se la soluzione sia semplicemente da trovarsi su “base aritmetica”.
Per questo, ci sembra eccessivamente superficiale, fuorviante e per certi aspetti strumentale pensare che il problema si affronta, si risolve, con la chiusura della scuola. Che, per sua natura, è un atto unilaterale, intransigente, di lacerazione. Non presuppone il dialogo e la scelta di un terreno comune di confronto e soprattutto non raggiunge l’obiettivo dell’integrazione, anzi, spesso favorisce il “ritiro” dei bambini che così non andranno a nessuna scuola, favorisce il radicamento di posizioni estreme, giustifica le intolleranze, alimenta le distanze, spezza relazioni, lacera storie.
Insomma, a noi sembra una scelta miope, più funzionale a chi impugna “vessilli e bandiere”, piuttosto che percorrere con maturità e coerenza la strada della costruzione di percorsi di pace e di convivenza. Per questo ci sembra importante venga riavviato – con coerenza – il “tavolo del confronto” e vengano individuate davvero le strade della negoziazione, anche finalizzate a ricondurre la scuola di via Quaranta all’interno delle esperienze delle scuole parificate, così come lo sono le scuole cattoliche perché l’appartenenza ad un “sistema comune” è comunque un buon primo passo verso l’integrazione.
È anche per chiarire le questioni sopra citate che il CNCA ha organizzato, insieme al Comune di Firenze, un convegno nazionale che si terrà il 12 ottobre 2005 nel capoluogo toscano, dal titolo “Un futuro che viene da lontano. Diritti di cittadinanza dei minori stranieri”.
Roma, 10 ottobre 2005