Associazione Prima la comunità

SALUTE TERRITORIO COMUNITA’
Come non sprecare l’occasione delle Case della Comunità
Convegno nazionale
Roma, 19 febbraio 2024, ore 10.00 – Sala ACLI nazionale

Sono passati oltre due anni e mezzo da quando il PNRR disponeva formalmente la costituzione delle Case della Comunità ed è passato oltre un anno e mezzo dall’entrata in vigore del DM77 che ne avrebbe dovuto disciplinare il funzionamento ma l’idea della Casa della Comunità sembra essere sfumata o ridotta ad un semplice cambio di targa agli ingressi delle strutture sanitarie territoriali, tanto per giustificare l’utilizzo delle risorse per investimenti stanziate dal PNRR

Le parole hanno un significato preciso e, se il legislatore ha utilizzato il termine “Casa della Comunità”, vorrà pur dire che qualcosa di nuovo e di diverso era ritenuto necessario: un percorso fondativo di una nuova idea di salute come disegno globale, bene comune che coinvolge responsabilità di ogni persona. La novità vera è data dalla parola “Comunità” (prima avevamo al massimo la Casa della Salute, ma anche questo termine non è stato ritenuto più sufficiente anche alla luce della esperienza della pandemia). La comunità intesa come un “noi” aperto basato sulla reciprocità, luogo – come sottolinea anche il WHO – dove si genera la salute. La pandemia ha dimostrato come questa scelta sia improcrastinabile, anche per ridurre disuguaglianze e garantire sostenibilità al sistema di welfare.

C’è un vuoto di senso e una assenza politica attorno ai temi gravi della salute e dei determinanti che ne sostengono o meno la sua realizzazione.

Anche le Istituzioni consolidate come la scuola, la sanità, la cultura (per fare solo degli esempi) sono parte di questo disegno e dalla comunità acquisiscono legittimazione e senso. Nella comunità la visione di sistema è garantita dal Welfare, basato su un patto sociale che appunto coinvolge tutti e permette inclusione, uguaglianza, dignità per ogni persona. Salute e Welfare si sostengono a vicenda, la salute come tensione globale al benessere e Welfare come insieme degli strumenti e delle opzioni sociali che lo rendono possibile.

E’ in quest’ottica che acquista valore una alleanza strategica tra tutte  le risorse presenti, formali  e informali –  le Istituzioni pubbliche, le diverse forme associative che raccogliamo nel terzo settore, le diverse forme di volontariato e i singoli cittadini –  per dare vita ad un disegno di salute condiviso che  sappia dare evidenza ai problemi e alle risorse del territorio, sappia operare scelte organizzative e tecniche coerenti (a partire da una effettiva integrazione sociale e sanitaria ma non solo), mettendo in campo il contributo di ciascuno con la regia dell’Ente Locale ed delle sue articolazioni operative.

Ognuno è chiamato a fornire il proprio contributo secondo le possibilità in una logica di sistema e nello stesso tempo contribuire a generare comunità, contribuire cioè a consolidare legami e responsabilità. Ed è questa scommessa che sorregge l’idea della Casa della Comunità, pensata come la risorsa che connette e che dà senso al fare. È luogo abitato dalle persone della comunità. Non è il luogo del mercato delle prestazioni sanitarie o al massimo sociosanitarie.

Il Documento/Manifesto è nato su queste premesse, coinvolge protagonisti fondamentali delle comunità e traccia, per quanto in modo generale, possibili percorsi per tradurre i principi in azioni basate su alleanze che riconoscono pari dignità ad ognuno nel suo specifico, dando all’Ente Locale (Comune e Regione) una funzione di Governo del Sistema di welfare. Ci si presenta l’opportunità di sostenere che la salute non può avere un luogo essendo uno “status” derivante dal convergere di azioni diverse, educative, culturali, sociali, sanitarie, ambientali, di giustizia sociale e di equità nella distribuzione del reddito, tanto per fare degli esempi concreti.  Un sistema di welfare così concepito governato dal pubblico rappresenta il concreto esercizio della democrazia.

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