Il CNCA è impegnato fin dalla sua nascita nel contrasto alla povertà e alle disuguaglianze. Fin dall’inizio ci siamo concentrati non solo sulle persone marginali, ma sui sistemi sociali all’interno dei quali le persone sono inserite, nella convinzione che non sia necessario solo aiutare i singoli, ma creare comunità capaci di sostenere i progetti di vita delle persone.
“Perla. Pratiche per l’antifragilità” è un progetto che, riprendendo il noto concetto proposto da Nassim Nicholas Taleb, intende operare sui diversi territori interessati proprio per creare sistemi sociali antifragili, capaci cioè di cambiare e migliorare a fronte di fattori di stress esterni al fine di adattarsi ai cambiamenti. Un’attitudine, una capacità che sono oggi essenziali dinanzi alle sempre più numerose forme di povertà e disuguaglianza. I disinvestimenti nei sistemi di protezione sociale pubblici obbligano a ripensare i nostri sistemi sociali verso nuovi modelli di intervento, che sappiano mobilitare tutte le risorse della collettività. Occorre creare nuove risposte sui territori e il progetto “Perla. Pratiche per l’antifragilità” vuole, appunto, continuare le riflessioni e le sperimentazioni che, in questi anni, abbiamo portato avanti per contrastare povertà e disuguaglianze e favorire l’integrazione e il protagonismo delle persone più fragili.
Abbiamo individuato quattro dimensioni della povertà su cui vogliamo intervenire: povertà economica, povertà abitativa, povertà educativa, povertà digitale. Su ognuna di queste dimensioni il progetto promuove degli approfondimenti specifici, creando delle comunità di pratiche in cui chi partecipa racconta ciò che fa sul proprio territorio. Questo fa emergere gli elementi più innovativi delle esperienze attivate dai nostri soci. Un lavoro che già abbiamo portato avanti con il progetto “IEA! Inclusione, emancipazione, agency per combattere le disuguaglianze”, che puntava sui concetti di empowerment e agency, dunque sempre sul riconoscimento delle risorse che persone e sistemi possono mettere in campo. Ci sono riflessioni avviate in passato che verranno riprese in questa iniziativa, come quelle alla base del manifesto “Rilanciare la cooperazione sociale di inserimento lavorativo”, promosso da CNCA, Consorzio Sociale Abele Lavoro e Consorzio Idee in Rete.
Sulla povertà abitativa e il diritto all’abitare il CNCA è ormai impegnato da diversi anni, favorendo prima di tutto l’incontro e lo scambio tra i soci e promuovendo l’azione politica. È stata proprio l’iniziativa del CNCA a far nascere il Social Forum dell’Abitare, una rete di oltre duecento organizzazioni nazionali e locali che vuole porre al centro dell’agenda politica la questione della casa e di città che sappiano rispondere alle diverse esigenze dei cittadini. Sulla povertà educativa ci sono mille esperienze nella nostra rete, ad esempio quelle che si prendono carico dei ragazzi che escono dalle comunità per i minorenni. La questione della povertà digitale è sempre più avvertita dalle nostre organizzazioni. Vogliamo contribuire a ridurre il divario digitale per le persone fragili che incontriamo. Dobbiamo impegnarci per far in modo che anche loro abbiano quelle competenze digitali minime che permettano loro di essere inserite nella comunità.
Sul tema povertà economica, oltre a occuparsi dell’inserimento lavorativo delle persone più vulnerabili, il progetto realizzerà anche una ricerca su quanto l’impoverimento del lavoro sociale abbia un’influenza sui meccanismi sociali che producono un aumento delle disuguaglianze e delle fragilità. Anche il nostro lavoro, purtroppo, è “fragile”. La condizione degli operatori sociali è spesso difficile, anche quando accedono al contratto di categoria. I bassi compensi a fronte di qualifiche e competenze spesso alte, la precarietà della condizione di lavoro e la scarsa considerazione sociale del ruolo degli operatori rendono il lavoro sociale sempre più pesante, rischiando di allontanare giovani che sarebbero interessati a lavorare per aiutare le persone e costruire comunità più giuste e accoglienti. La difficoltà a reperire educatori in tante comunità in Italia è solo uno dei sintomi più forti di un disagio diffuso e crescente.
Alcuni temi, poi, si intersecano. Un esempio: la crisi del lavoro sociale nasce da una crescente e soffocante burocratizzazione, che costringe gli operatori a impiegare una parte consistente del proprio tempo nel disbrigo delle pratiche. Nel progetto ci chiediamo se le tecnologie digitali possono aiutare gli operatori sociali a rendere più semplici e meno onerosi gli obblighi burocratici.
Il convegno finale del progetto, a cui saranno invitati diversi attori istituzionali, avrà anche l’obiettivo di evidenziare il valore del lavoro sociale e la necessità di sostenerlo, anche attraverso stabili relazioni di co-programmazione e co-progettazione con gli enti locali, oltre che di presentare pratiche che possono rafforzare l’antifragilità dei sistemi sociali e l’inclusione delle persone vulnerabili.
Invece che investire sulle infrastrutture pubbliche – di cui anche il terzo settore fa parte, svolgendo un’azione a tutti gli effetti “pubblica”, di tutela degli interessi generali – stiamo andando sempre più verso sistemi privati in cui solo chi ha un reddito adeguato riesce a far fronte a tutti i bisogni fondamentali. Noi, come CNCA, a questo non ci stiamo e anche con il progetto “Perla” ci impegniamo per rilanciare il protagonismo e le competenze dei soggetti istituzionali e sociali che – insieme – hanno il compito, e il dovere, di creare comunità accoglienti che contrastino povertà e disuguaglianze.
Caterina Pozzi
presidente CNCA